Riusare l'Italia: il protocollo

Rete Iter lancia il protocollo del riuso: è la sfida per riempire gli edifici vuoti con il talento dei giovani

 E’ sancito formalmente con la sigla di un protocollo di intesa il cammino comune di diverse reti associative italiane che si impegnano a mettere il riuso al centro delle proprie scelte progettuali.

L’Italia oggi è “piena di spazi vuoti”, con oltre un milione e mezzo di edifici non utilizzati e cinque di case. C’è stata, dal Dopoguerra, una crescita del 400% dell’urbanizzazione, mentre la popolazione è cresciuta solo del 27%. Così il nostro Paese è passato da una situazione di persone senza spazi, ad una di spazi senza più persone. La lista dell'Italia lasciata andare a se stessa è lunghissima: ex fabbriche e capannoni industriali dismessi (700.000), ex-scuole, asili, oratori e opere ecclesiastiche chiuse, cinema e teatri vuoti, monasteri abbandonati, spazi del Mutuo Soccorso e Case del Popolo, Cantine sociali, negozi ed uffici vuoti (500.000) caserme, colonie marine, spazi comunali chiusi (sedi di quartiere, Istituti e lasciti), ospedali, stazioni ferroviarie impresenziate, Case cantoniere non utilizzate, beni confiscati alla mafia, "paesi fantasma", cave e miniere abbandonate (oltre 14.000).

La sfida è quella di riempire questi vuoti con idee, passioni, talenti, innovazioni sociali e culturali capaci di valorizzare questo enorme “capitale inagito” generando nuovi lavori e professioni, a partire dalle giovani generazioni.

Primi firmatari del protocollo, accanto a Rete Iter, che lo ha lanciato, sono: Gruppo Cooperativo CGM, Federazione Italiana dei CEMEA, CNCA, Forum Nazionale Giovani, Circuito Giovani Artisti Italiani, Italia Camp, Legambiente.

Tre gli obiettivi operativi:

  • pubblicare on line una piattaforma gratuita capace di mappare – dal basso, con il contributo di tutti - il “vuoto disponibile” al riuso. Non solo: per ogni bene ci sarà una scheda ad hoc su cui si trovano le indicazioni base per dar vita ad azioni di riuso.
  • attivare una campagna on line nazionale di promozione della piattaforma, in modo che ciascun proprietario (Ente pubblico o privato) possa segnalare un proprio bene da riusare. Quindi non “grandi opere”, ma riuso creativo o temporaneo, “low budget”, con logiche del “fare più con meno”.
  • accompagnare gli Enti Pubblici interessati a lanciare queste azioni nel proprio Comune. Il risultato atteso è, in un anno, di contribuire all’avvio di 100 nuovi “beni comuni”, dove la contaminazione tra il lavoro e la bellezza diventa la caratteristica distintiva di questi percorsi.

Scarica il comunicato stampa

 

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